PREMESSE ANTROPOLOGICHE AD UN CAMMINO DI EDUCAZIONE ALLA  PROCREAZIONE RESPONSABI LE Dott. Michele Barbato Nell’affrontare le tematiche concernenti la regolazione naturale della fertilità occorre innanzitutto sgombrare il campo da innumerevoli pregiudizi presenti nel contesto culturale attuale. La premessa di questo pensiero, è sicuramente radicata nella riduzione del problema della maternità e della paternità responsabile al solo risvolto tecnico anticoncezionale, affrontato sia con i comuni mezzi contraccettivi che con l’uso dei Metodi Naturali. Essendoci poi delle tecniche contraccettive relativamente semplici da utilizzare, non si capisce il motivo per non prenderle in considerazione. Si pensa che la scelta tecnica non abbia alcuna rilevanza rispetto al valore della persona, sessualità, relazione, famiglia, vita, amore, etc. Inoltre, si dà per scontata una “evidente” diversità tra la contraccezione e l’interruzione volontaria di gravidanza non considerando che, all’interno delle stesse tecniche contraccettive, sono evidenti palesi contraddizioni. Ritengo quindi che prima ancora di affrontare la regolazione naturale della fertilità sia indispensabile porre a fondamento una corretta e approfondita antropologia, con particolare attenzione a quanto riguarda il concetto di persona, il significato e il valore della sessualità umana, la relazione coniugale, la concezione di amore, la procreazione… Questo è molto importante poiché l’aspetto motivazionale in chi usa i Metodi Naturali è fondamentale a tal punto da determinarne l’accettabilità, la continuità d’uso e l’efficacia nel evitare il concepimento. Ma cosa sono i Metodi Naturali per il controllo della fertilità? Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.): “I Metodi Naturali si basano sulla conoscenza dei processi biologici per cui una gravidanza può essere ricercata o evitata grazie all’osservazione dei segni e dei sintomi della fase fertile del ciclo mestruale. Quando si vuole evitare una gravidanza ci si deve astenere dai rapporti sessuali durante la fase fertile del ciclo, quando la si ricerca si possono utilizzare con precisione i giorni più fecondi”. Questi metodi presuppongono una conoscenza poiché richiedono alla donna una capacità di osservare e interpretare i segni e i sintomi del ciclo ma chiedono altresì una autocoscienza poiché esigono una concezione della sessualità in armonia con la regola inscritta nella femminilità e mascolinità. Conoscenza e autocoscienza sono le premesse affinché questo piccolo particolare della vita sia affrontato in modo adeguato.. Poi si scopre con meraviglia e stupore che questo piccolo particolare, se adeguatamente indagato, ci aiuta a scoprire il significato più profondo del cuore dell’uomo. Per questa ragione quando si parla di questa vicenda umana, quando si fa consulenza sulla RNF occorre avere un grande sentimento di pudore poiché parliamo del mistero dell’uomo. Oggi assistiamo ad un generalizzato e diffuso abbandono della RNF in Europa, per questa ragione dobbiamo capire in quale contesto culturale noi oggi facciamo  la proposta della RNF. Oggi difficilmente ci s’interroga sulla verità dell’amore umano e del suo collocarsi in una relazione interpersonale. Tuttavia, se vogliamo affrontare in modo serio i presupposti culturali dei Metodi Naturali occorre superare l’odierna censura. Vi è una verità sull’amore che la cultura dominante non vuole in nessun modo riconoscere e non intende accettare che sia detta. Perché questa censura sulla verità dell’amore? Perché essa è strettamente connessa con la verità sull’uomo e riconoscendo questa si dovrebbe radicalmente rivedere la posizione culturale dominante. La censura operata dalla cultura dominante porta oggi l’uomo ad esprimersi ed a vivere senza alcun riferimento oggettivo, solo intento a seguire il proprio istinto, il proprio criterio, le proprie opinioni ed il proprio interesse. In quale contesto culturale facciamo la nostra proposta? Oggi, il pensiero filosofico-culturale tende ad esaurire la persona nell’insieme delle sue azioni. Contemporaneamente abbiamo assistito in questi anni ad una degenerazione del concetto di libertà, ridotta a spontaneismo. “La libertà non di compiere il bene o il male, ma addirittura di stabilire ciò che è bene e ciò che è male, sradicando la libertà dalla Verità sull’uomo, negando quindi la possibilità stessa che esista una Verità” (C. Cafarra “Il messaggio dell’ “Umanae Vitae”: aspetti teologici dottrinali”. Roma; 3-10-2008. Nella letteratura troviamo la emblematica figura del Don Giovanni: “uomo che esprime nell’amore la propria sete di immortalità, la sete di assoluto” (Tirso de Molina - 1630). Don Giovanni diviene sulla scena un libertino ateo e gaudente per il quale esiste come unico criterio l’istinto. Don Giovanni rappresenta l’uomo moderno che ha identificato il rapporto con il reale secondo la misura di un calcolo che nega qualsiasi trascendenza, qualsiasi nostalgia ideale. Ma nel “Miguel Manara” di Milosz vediamo a che cosa porta questo atteggiamento. Don Giovanni dice: “Ho servito Venere con rabbia, poi con malizia e disgusto. Oggi le torcerei il collo sbadigliando... Ah come colmarlo questo abisso della vita?” Oggi la patologia sessuale più diffusa è il non desiderio.  Nella letteratura scientifica si legge che nel 30-40 % delle coppie sposate l’interesse per la sessualità coniugale è vistosamente diminuito fino al disinteresse. E la noia conseguente si giustifica perché l’esperienza fatta non risponde fino in fondo a quel desiderio infinito di felicità di bene e di bello che c’è in ogni uomo. In questo contesto culturale noi facciamo la proposta della RNF, chiediamo di vivere la sessualità seguendo una regola che è inscritta nella statura del nostro essere persona, ma perché questo possa accadere occorre fare un grande lavoro di formazione, di educazione. Oggi la sessualità è sistematicamente banalizzata e ridotta a pura funzione biologica. Tutto questo però non risponde al desiderio di infinito, di felicità, di bello e di vero che la sessualità sembra promettere. Occorre quindi abbandonare l’idea di una sessualità banale, pura funzione biologica, e riscoprire il valore dell’amore della persona come soggetto che ama; riscoprire la sorgente da cui questo soggetto trae consistenza e significato. Perché questo possa accadere è necessario fare un lavoro,porsi delle domande. Occorre accettare la sfida di una domanda seria posta alla propria sessualità. Occorre far nascere la voglia di chiedersi dove sta il valore  e il significato della sessualità ,  non accontentarsi di ciò a cui si è già arrivati. Mettere in crisi le proprie nobili convinzioni anche se sorrette da ragioni moralistiche ed accettare la sfida di una domanda seria alla propria sessualità, al proprio essere uomo e donna, sposa e sposo: questo è il compito del consulente. Al di fuori di questa metodologia c’è solo il formalismo, il moralismo, la patologia sessuale. Che senso avrebbe spiegare gli insegnamenti della Chiesa se non espressamente richiesti? “Non c’è nulla di più inutile di una risposta data ad una domanda non posta”(bibliografia). Noi dobbiamo  essere capaci di suscitare domande nei nostri interlocutori, ma non è un problema di tecnica comunicativa. “È capace di suscitare la domanda solo colui che ha già incontrato la risposta” Don Giussani (bibliografia) Dobbiamo riscoprire la sessualità come mistero poiché in essa è in gioco l’uomo stesso nella sua totalità. Non si può essere uomini se non essendo maschio o femmina e l’essere umano è quella unità di corpo, psiche e spirito che costituisce la persona. La sessualità fa parte della sfera dell’essere della persona e non dell’avere; non è una funzione del nostro corpo ma ne è parte integrante e costitutiva. Il corpo umano mio e dell’altro non è mai riducibile ad un oggetto. L’esercizio della sessualità è linguaggio proprio della persona e quindi non è separabile l’aspetto biologico del sesso dalla relazionalità della persona. E’ l’unità di biologia  e relazionalità che definisce la natura della sessualità.(C.Caffarra  Il Messaggio dell’Humanae vitae.Aspetti teologici e dottrinali.Roma 10-1008. Questa connessione della sessualità con la persona spinge a puntare l’attenzione sulla persona qualificata come un soggetto, cioè sorgente di libere decisioni. Partiamo  dall’esperienza di ognuno di noi per  capire il valore della persona. Nell’innamoramento si scopre il valore dell’altro come persona, non perché serve, ma perché c’è. Io mi dedico all’altro per se stesso contemplo la sua grandezza e mi appassiono al suo destino. Rivolgo l’attenzione alla totalità. della persona e non solo verso la sua dimensione sessuale. La sua presenza è capace di dare significato ad un giorno senza luce, di conferire calore, gusto e forma ad una vita che pare improvvisamente diventata senza l’essere amato, priva di valore e di senso.. Essere persona, averne la piena dignità è un fatto che precede il rapporto con un altro ma solo l’incontro con l’altro ci permette di riconoscere il valore del nostro essere, il valore del nostro io “Come è bello per me vivere perché tu ci sei”. La persona, totalità unificata, diventa un IO proteso verso un TU. Oggi purtroppo c’è la convinzione che il TU possa rendere felice l’IO. Il rapporto di coppia si trasforma in un rifugio tanto desiderato quanto inutile se si ferma all’apparenza e non ne coglie il significato profondo. “Come una donna che riceve un mazzo di fiori, rapita dalla loro bellezza, si dimentica del volto di chi glieli ha mandati e del quale sono segno, perdendo il meglio che i fiori recavano. La bellezza della donna è in realtà raggio divino, segno che rimanda oltre, ad altra cosa più grande, divina, incommensurabile rispetto alla sua natura limitata”  (J.Carron: “l’esperienza della famiglia. Una Bellezza da riconquistare di nuovo”. Milano 2009) Nella Storia dell’umanità però c’è sempre stato chi, leggendo l’esperienza amorosa di un uomo e di una donna, ha colto una relazione tra l’amore umano e il Mistero Divino. Proprio nell’incontro con la persona amata l’uomo si scopre come desiderio e domanda d’Altro da sé: è Dio l’oggetto adeguato di quel desiderio di felicità che attira l’uomo verso la donna e la persona verso l’altra persona (Karol Wojtyla: “La bottega dell’orefice”). “Ognuno cerca nel volto dell’amata l’effige del proprio Dio” (Platone). “Fammi vedere una donna che sia bellissima fra le altre; la sua bellezza non sarà altro per me che una pagina dove leggere di quella che supera tutto per Bellezza” (W. Shakespeare) “Raggio divino al mio pensier apparve o Donna la tua Beltà” (G. Leopardi) “La bellezza della donna è in realtà raggio divino, segno che rimanda oltre, ad altra cosa più grande, divina, incommensurabile rispetto alla sua natura limitata” (J. Carron) “Nell’amore tra l’uomo e la donna nel quale corpo e anima concorrono inscindibilmente , all’essere umano si schiude una promessa di felicità che sembra irresistibile…al cui confronto a prima vista tutti gli altri amori sbiadiscono” L’amore promette infinità, eternità: una realtà più grande e totalmente altra rispetto alla quotidianità del nostro esistere. (Deus Caritas Est) Guardiamo ancora alla nostra esperienza. Nonostante le premesse che l’incontro con l’amato suscita in noi… Se riflettiamo sull’uomo facilmente constatiamo come sia praticamente impossibile, per la nostra libertà, mantenersi in quel puro amore che ama ogni essere tanto quanto merita di essere amato. L’uomo è chiamato ad essere nell’amore, ma non sa e non può essere nell’amore se non in una dimensione etica. C’è una forza che ci attira verso la realtà non in ragione della sua obiettiva dignità, ma in ragione del piacere che essa ci procura; c’è un disordine interno che precede le nostre libere scelte (Peccato originale). L’amore è come una chiamata all’infinito, una  sete di felicità e comunione che arde nel nostro cuore ma l’amato non ha la possibilità di spegnere questo fuoco, questa sete. E’ solo un segno che indirizza altrove questo mio desiderio., questa mia sete L’esperienza di questo nostro limite umano o si fa attesa di un qualche Redentore o diventa prima o poi rifiuto, aggressione. Basta scorrere le cronache quotidiane per vedere quanta violenza cova nelle struttura relazionale tra uomo e donna. L’amore sarebbe distruttivo della persona che ama se non fosse fondato su di un bene oggettivo. Questo bene oggettivo accomuna l’amante alla amata in un singolo e irripetibile. destino, inteso come il cammino del singolo verso il bene. Volere il bene dell’altro significa chiedere che insieme si realizzi anche il proprio destino di persone nel perseguimento di un bene comune. L’altro è amato non tanto per le sue qualità, ma per il mistero che è e per il destino di pienezza di essere e di bene verso il quale si è attratti insieme. Il senso della vita insieme è custodire il destino, e la vocazione dell’altro (es. San Giuseppe). Come è possibile allora che si realizzi in modo pieno ,nonostante la fragilità strutturale che li pervade,il rapporto amoroso tra un uomo ed una donna? Quanto più essi vivono la presenza dell’amato come segno di Altro.In questo contesto si può comprendere l’inaudita proposta di Gesù affinchè l’esperinza più bella della vita,innamorarsi,non decada fino trasformarsi  in qualcosa di soffocante. “Non crediate che Io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace ,ma la spada.  Chi ama il padre o la madre più di Me non è degno di Me. Chi ama il figlio o la figlia più di Me non è degno di Me”. Gesù si presenta come il centro dell’affettività e della libertà dell’uomo,ponendo se stesso al cuore degli stessi sentimenti umani.Si colloca a pieno diritto come loro radice vera.Senza amare Gesù  più della persona amata ,quest’ultimo rapporto avvizzisce,perché è Lui la verità di questo rapporto,la pienezza alla quale l’un l’altro si rinviano e nella quale la loro relazione si compie.(J.Carron  L’esperinza della  famiglia ,una bellezza da riconquistare di nuovo). Riguardiamo ancora la nostra esperienza. Cosa ci stupisce nell’esperienza così elementare dell’innamoramento? È la gratuità. Ti innamori quando meno te lo aspetti, con la persona con la quale non avresti mai immaginato che sarebbe potuto accadere. Cosa ci colpisce nell’esperienza dell’amore coniugale? La gratuità. Ti vuol bene senza pretese, nonostante quello che sei… Cosa ci stupisce nella nascita di un figlio? La gratuità. Ti viene donato un figlio, incommensurabilmente più grande rispetto allo sforzo che tu hai fatto. Questo stupore poi ci accompagna  costantemente durante le diverse fasi di crescita dei figli: i primi passi, l’asilo, la scuola, la fidanzata, il matrimonio …. Siamo costantemente fatti oggetto di gratuità in tutta la nostra vita affettiva ed esperienziale.Cosa ci dice tutto questo ,a cosa ci rimanda? L’essenza dell’amore non è nell’attrattiva del rapporto uomo-donna, come la mentalità e la menzogna sistematica della ideologia dominante vogliono farci credere, ma sta nel riconoscere che tutto ci è dato, che l’evidenza più grande e profonda è che io non mi faccio da me,. non sto facendomi da me, non mi do l’essere, non mi do la realtà che sono, sono dato.  Io appartengo a un “Tu” che mi fa. L’essenza dell’amore è riconoscere il “Padre’   ( L.Giussani) . La radice ultima dell’amore sta nel riconoscerci creature. L’incontro con la persona amata mi fa percepire che la mia consistenza di persona “l’IO”  è proteso verso un TU che trascende l’amato stesso. Perché ciò sia possibile è necessario costruire una concezione diversa di uomo e affermare innanzitutto che devo riconoscere di “dipendere da un Altro”, di “appartenere ad un Altro” che non sono io, che non è la mia volontà. Io sono perché Dio ha liberamente voluto che io fossi. Il mio essere come “dono”: questo modo di concepirsi è una esperienza fondamentale, vissuta e vivibile da ogni uomo. La dipendenza, l’appartenenza possono sembrare lontani o difficili come concetti. In realtà, ogni istante e ogni azione della nostra giornata vengono scanditi da questo. Non è lo schieramento ideologico che riconosce la dipendenza, ma essa è radicata nel cuore di ognuno di noi. L’utero è mio e lo gestisco io”; “la vita è mia e me la gestisco io”: ecco gli slogans che rendono bene il significato opposto, quello della non-dipendenza. La coscienza di essere donati fa comprendere la regola principale: “affermare l’altro”. La ciclicità femminile fa si. che l’uomo e la donna ogni mese siano costretti a confrontarsi con ciò che li costituisce, che li determina e dà significato in quanto coppia. Questo fa crescere la percezione della dipendenza e del significato dell’amore reciproco come dono di sé all’altro. Quale stupore sentirsi accolto così come sono, nonostante quello che sono! Che stupore percepire come il bene fondamentale del matrimonio, dell’uomo e dell’umanità,. l’amore, non è il frutto della sensibilità emozionale e dell’attrattiva sessuale ma è innanzitutto, e nonostante tutto un dono! Se così non fosse, basterebbe inserire tutte le valenze caratteristiche personali in un elaboratore per trovare il compagno o la compagna ideale. Vivere la responsabilità per questo dono cambia radicalmente l’esperienza della sessualità fra due persone e il livello di gratificazione è incommensurabilmente più grande rispetto a qualsiasi altro tipo di esperienza sessuale. Solo condividendo fino in fondo l’altro così come è, con il suo destino può accadere la realizzazione di una condivisione totale che richiede tutta la vita, anzi il sacrificio di tutta la vita . Accogliendo l’altro nella propria intimità, sia fisica che spirituale, si diventa capaci di generare sia nello spirito che nella carne. Si genera nell’intimità dello spirito l’altro quando senza pretesa lo si aiuta a scoprire la verità e la grandezza della sua persona che si muove verso il destino cioè verso Dio. Questo accade indipendentemente dal fatto di avere o no dei figli, ma diventa impossibile quando si ha un falso concetto di libertà (“la vita è mia e me la gestisco io”). La libertà vera può esistere solo in funzione dell’amore ed esiste perché l’uomo possa compiere il dono di sé e possa realizzarsi come persona l’io è proteso verso un Tu. La persona è un capolavoro in prestito alla tua libertà. La famiglia e la coppia iniziano quando si pone la propria libertà nell’appartenere a un Altro. Questo modo di procedere sgombra subito il campo da molti moralismi come “io devo scegliere i metodi naturali perché sono cattolico”. In realtà si tratta di capire a quale uomo facciamo questa proposta, quale è l’autocoscienza delle persone che abbiamo di fronte, quale il cammino da fare con loro affinché questi presupposti possano diventare loro patrimonio. Lavorando su queste tematiche è poi più facile parlare di tutto: linguaggio del corpo, moralità, responsabilità, generosità, libertà, accoglienza. In questa dimensione, i Metodi Naturali sono un modo di vivere la sessualità (che consente anche una regolazione responsabile delle nascite) che si colloca in modo armonico con il senso di una vita vissuta all’ombra del “Padre”. I ritmi di fecondità, alternati ai ritmi di sterilità, consentono in modo diverso di percepire la Presenza di Colui che tutto può. I metodi naturali possono diventare uno strumento pedagogico che ci aiuta a leggere nell’esperienza quotidiana quale e il destino dell’uomo, il senso dell’amore e della famiglia. Sono un piccolo particolare che aiuta a capire e a rispondere a molti interrogativi e domande sulla nostra vita. Sono un tratto dell’esistenza ma che aprono a tutta la persona. Solo in questa dimensione si superano le difficoltà, non ci si rifugia in più facili scelte contraccettive e si può vivere un’esperienza di sessualità pienamente umana e gratificante. Questi giudizi, mutuati da una esperienza di fede, in realtà sono condivisi anche da persone di diversa estrazione in quanto una attenta lettura della propria esperienza porta a riconoscere, a chi è sincero con se stesso, che la vita è dono, che la passione, il desiderio dell’altro sono il segno inequivocabile del mio limite, che la risposta al mio bisogno di amore si trova solo al di fuori di me. Concludendo, non vorremmo che oggi ci si accontentasse di verità solo parziali dicendo con Dostoevskij: “Qualcuno ritiene che l’uomo non sia abbastanza grande per sopportare il peso dell’intera verità, bisogna dargliene una ridotta”.

Anthropological basis towards an educational process in responsible procreation Dr. Michele Barbato When dealing with the themes of the natural regulation of fertility, one needs to do away with innumerable prejudices in the current cultural context.  The basis of this thought is firmly rooted in the reduction of the problem of responsible parenthood to a  mere contraceptive technique, both in prevalent contraceptive methods as well as in Natural Family Planning (NFP)  methods.  Further, there being relatively simple contraceptive techniques to use, it is not clear why they should not be adopted.  One may think  that the chosen technique is not relevant to the value of the person, sexuality, relationship, family, life, love, etc. Furthermore, it is taken for granted that there is an ‘evident’ difference between contraception and abortion, without considering that within each contraceptive technique there are present obvious contradictions.  Therefore I feel that before tackling natural family planning it is essential to lay the foundation on a correct and deep anthropology, with particular emphasis on the concept of the person, the meaning and value of human sexuality, conjugal relationship, the concept of love and  procreation... This is very important since the motivation of  NFP users is fundamental to such an extent that it determines the acceptibility of NFP, its continued use and the efficacy in avoiding conception.  But how do the natural methods feature in fertility control?  According to the World Health Organisation (WHO) definition:  ‘The natural methods are based on the knowledge of the biological process wherein a pregnancy can be sought or avoided with the help of the observation of signs and symptoms of the fertile phase of the menstrual cycle.  When pregnancy is to be avoided, one needs to abstain from sexual intercourse during the fertile phase of the cycle; when a pregnancy is desired, one can make use of the most fertile days with precision’. These methods require awareness since the woman needs to be able to observe and interpret the cyclic signs and symptoms, but moreover self-awareness, since they require a vision of sexuality in harmony with feminility and masculinity.   Knoweldge and self-awareness are required in order that this small aspect of life be tackled in an adequate manner. Then one marvels at discovering that this minor aspect, if tackled well, helps us to discover the deeper meaning in the human heart. For this reason, when one speaks about this human issue, when one promotes and teaches NFP, one needs to have a sense of modesty because we are dealing with the mystery of man.  We are today witnessing a general and widespread decline of NFP use in Europe, and for this reason we need to understand in which cultural context we are today proposing NFP. Today it is difficult to ask about the truth of human love and its place in an interpersonal relationship.  Nevertheless, if we would like to approach the cultural assumptions of natural methods, we need to overcome current censorship.  There is a truth about love that the predominant culture does not want to acknowledge and does not accept that it be said. So what is the reason for this censorship on the truth of love?  This is because it is strictly connected with the truth about man, and by acknowledging this, a radical revision of the current dominant culture would be required.  The censorship effected by the prevailing culture, leads man to express himself and live without any objective point of reference, solely concerned with following his own instinct, his own criterion, his own opinions and his own interests. What is the  cultural context in which we are we making our proposal? Today, the philosophical-cultural thought tends to define the person limitedly through his collective actions. Simultaneously, in recent years, we have witnessed a degeneration of the concept of freedom, reduced to spontaneity.  ‘The freedom not to perform good or bad, but also to determine what is good and what is bad, uprooting freedom from the Truth of man, so denying the actual possibility of there being one Truth’ (C. Cafarra. (2008).  The message of ’Humanae Vitae: Theological and doctrinal aspects.  Rome). In literature we find the simbolic figure of Don Giovanni: ‘a man who expresses through love, his quest for immortality, his thirst for the absolute’ (Tirso de Molina – 1630).  Don Giovanni becomes an atheist libertine aiming at enjoying himself and for whom instinct is the only criteria.  Don Giovanni represents modern man who identifies the relationship with reality according to a measure that denies any transcendence, or any nostalgia for an ideal.  But in ‘Miguel Manara’ (Milosz) we see what this type of attitude leads to.  Don Giovanni says: ‘I have served Venus in anger, then with malice and disgust.  Today I would wring her neck. . . Oh , how to fill this abyss of life?’ Today the most common sexual pathology is the absence of desire.  In scientific literature we read that in 30-40% of married couples, interest in conjugal sexuality has drastically diminished to almost disinterest.  The resulting boredom is explained by noting that the experience lived does not correspond to the core to that infinite desire of joy, of good and beauty that there is in each and every man. We propose NFP in this cultural context.  We propose to live sexuality according to a rule that is written withing the structure of our being as persons.  However, for this to materialise, one needs to do a lot of work, based on formation and education. Today, sexuality is being methodically rendered trivial and reduced to a purely biological function.  However, all this does not correspond with the desire of infinity, of happiness, of beauty, of truth that sexuality seems to promise. Thus, we need to abandon the idea of trivial sexuality, pure biological function, and rediscover the value of love of the person as a subject who loves; rediscover the source from where one can draw consistency and meaning. In order for this to happen, it is necessary to take on a commitment, to put some questions.  It is necessary to accept the challenge of a serious question posed to our own sexuality.  It is necessary to give birth to the desire to ask oneself where the value and significance of sexuality lie and not satisfy oneself with what one has.  To challenge our noble convictions even though they are supported by moralistic reasons and accept the challenge of seriously questioning our own sexuality, our own being man and woman, husband and wife:  this is the job of the counsellor.  Outside this methodology, there is only formalism, moralism,  sexual pathology.  What meaning does it have to explain the Church’s teachings if these are not expressly requested?  ‘There is nothing more useless than an answer given to an unasked question’ (bibliography). We need to provoke questions in our listeners, but it is not a problem of commmunication technique. ‘Only those who have already encountered the answer, are able to provoke the question’ (L. Giussani.     ). We have to rediscover sexuality as a mystery, since at stake is man in his totality.  We cannot be human if we are not male or female, and the human being is that unity of body, mind and spirit that constitutes the person.  Sexuality forms part of the sphere of being of the person and not having; it is not a function of our body, but an integral and constitutive element.  My body and that of the other can never be reduced to an object.  The exercise of sexuality is the language of the person and therefore the biological  aspect cannot be separated from the relationship of the person.  It is the unity of biology and relationship that defines the nature of sexuality (C. Cafarra. (2008).  The message of ’Humanae Vitae: Theological and doctrinal aspects. Rome). This relationship between sexuality and the person lead to focus one’s attention on the person as a subject, that is, the person as a source of free decisions. To be able to understand the value of the person, we can start with our own experience. When falling in love, one discovers the value of the other as a person, not because it is convenient, but because it is there.  I give myself to the other for his well-being and I am intrigued by his destiny.  I look at the person in all his totality and not only at his sexual dimension.  His presence has the power give meaning to a day without light, to generate warmth, zest and consistency to a life that seems to have unexpectedly turned sour, without being loved, devoid of value and senseless. Being a person, having full dignity is a fact that precedes the relationship with the other, however, only the encounter with the other person, allows us to recognise the value of our being, the value of our I, ‘How wonderful it is for me to live because you are present’.  The person, a unified totality, becomes an I reaching out towrds a YOU. Today, however, there is the conviction that the YOU can make the I happy.  The couple’s relationship transforms itself in a much desired haven that is futile if it stops at appearances and does not delve into the deeper meaning.  ‘It is as if a woman, upon receiving a bouquet of flowers, enchanted by their beauty, forgets the face of the one who sent them to her, and of whom they are a sign, and misses the best that the flowers have to offer’.  ‘The woman’s beauty is actually a ray of the divine, a sign that points out to something beyond, to something greater, divine, incommensurable to her limitedness’ (J. Carron. (2009).  The experience of family: A beauty to be conquered once again.  Milan). However, in history, there has always been someone who understanding the experience of love between man and woman, discovered the relationship between human love and the Divine Mystery. It is actually in the encounter with the beloved that man discovers himself as a desire and question of Another, other than him:  God is the appropriate object of that desire for happiness that attracts the man to the woman and the person towards to other person (K. Wojtyla.  The Jeweller’s Shop). ‘Everyone seeks the portrait of one’s own God in the face of his beloved’ (Plato). ‘Show me a woman who is beautiful, and her beauty would only make me think of one who is even more beautiful’ (W. Shakespeare – Romeo and Juliet). ‘A ray divine, O lady! To my thought, thy beauty seemed (G. Leopardi – Hymn to Aspasia). ‘The woman’s beauty is actually a ray of the divine, a sign that points out to something beyond, to something greater, divine, incommensurable to her limitedness’ (J. Carron. (2009).  The experience of family: A beauty to be conquered once again.  Milan). ‘Love between man and woman, where body and soul are inseparably joined and human beings glimpse an apparent irresistible promise of happiness. . . all other kinds of love immediately seem to fade in comparison’. Love promises infinity, eternity: a reality far greater and totally other than our every day existence (Deus Caritas Est, 4). Let us look again at our experience. Notwithstanding the premise that the meeting with the beloved one instills in us . . . If we reflect on man we can easily ascertain how it is practically impossible for our freedom, to remain in that pure love that loves every being in the love that it merits.  Man is called to be in love, but may not know and cannot be in love if not in an ethical dimension. There is a force that attracts us towards reality not in reason with its objective dignity, but as a resualt of the pleasure it procurs in us; there is an internal disorder that preceeds our free decisions (Original sin). Love is like a call for infinity, a thirst for happiness and communion that burns in our heart, but the beloved one cannot extinguish this fire, this thirst.  It is only a sign that directs my desire elsewhere, this thirst of mine.  The experience of our human limitations, or awaits a Redeemer or will one day or another become a refusal, an agression. We only have to look at the everyday news to see the how much violence breeds in the relationships between man and woman. Love would be destructive of the loved one if it is not based on an objective good.  This objective good unites lovers in a single and unique destiny, intended as the individual’s path towards good.  Wishing the good of the other means asking that together one realises his own destiny as a person in the pursuit of a common good.  The other one is not loved for his qualities, but for the mystery that it is and for the destinty of fulfillment and good towards which we are attracted together.  The meaning of life together is cherising the destiny and the vocation of the other (E.g. Saint Joseph). So how is it possible that this materializes fully, notwithstanding the structural fragility that pervades the loving relationship between man and woman? The more they live the presence of the loved one as a sign of an Other.  In this context one can understand Jesus’ incredible proposal, so that the most beautiful life’s experience - falling in love - does not degenerate and transform itself into something that is suffocating. ‘Do not think that I have come to bring peace upon the earth.  I have come to bring not peace but the sword . . . Whoever loves father or mother more than me is not worthy of me, and whoever loves son or daugther than me is not worthy of me’ (Mt. 10, 34-40). Jesus presents himself as the centre of man’s affection and freedom, putting himself at the heart of natural human sentiments.  He rightly places himself at the centre of their true origin.  Without loving Christ more than the beloved person, this last relationship withers, because He is the truth of such relationship, the fullness to which  one points to the other, and in which their relationship is fulfilled (J. Carron.  (2009).  The experience of family: A beauty to be conquered once again.  Milan). Let’s look again at our experience. What astonishes us in the simple experience of falling in love? It is the gratuity.  You fall in love when you least expect it, with the person you never imagined that it could ever happen before. What strikes us in the expereince of conjugal love?  Gratuity.  You love unconditionally, notwithstanding what you are . . . What astonishes us in the birth of a son?  Gratuity.  You are given a son, an uncomparable gift in respect to the effort that you have made.  This astonishment will then accompany us constantly throughout the different stages of the child’s development:  the first steps, play school, school, girlfriend, marriage. . . Throughout our life of affection and experience we constantly receive gratuitously.  What does this show us, where does it direct us? The essence of love  does not lie in the attraction of the relationship betwwen man and woman, as the prevaliling mentality and systematic lie of the dominant idealogy would like to make us believe.  It lies in acknowledging that everything is given, that the greatest and most deep evidence is that I do not make myself; I am not making myself; I do not give myself my being, I do not give myself the reality that I am; I am given. I belong to a “You” that makes me. The essence of love is the recognition of the “Father” (L. Giussani). The ultimate root of love lies in acknowledging that we are creatures. The encounter with the beloved makes me percieve that the consistency of my person “I” is tending towards a “YOU” that transcends the same beloved. In order that this be possible it is necessary to have a different notion of man and, before anything else, affirm that it is necessary for me to acknlwoedge that “I depend on Another”, that I “belong to Another” who is not me or my will.  I am because God has freely willed that I be. My being as a “gift”:  this way of conceiving onself is a basic elementary experience that is lived and can be lived by anyone. The concepts of dependence and of belonging may seem to be distant and difficult.  In reality, every instance and action of our day are scanned by this.  Dependence does not arise from an idelogical recognition;  for it is rooted in the heart of each one of us. My uterus is mine and I manage it how I like;  life is mine and I do what I want with it:  these are slogans that well express the opposite of this concept: that of non-dependence.  The awareness of having been donated makes one understand the principal rule:  “to affirm the other”.  The female cycle is such that every month  it compels man and woman to face that which constitutes them, that determines them and gives them meaning as a couple. This leads to the growth of an awareness of dependence and of the meaning of reciprocal love as a gift of one to the other. How astonishing is it to feel oneself accepted for what one is, notwithsting that which one is!  How amazing is it to percieve that the fundamental value of marriage, of man and humanity, of love, is not the result of an emoitional sensitivity or of a sexual attraction, but that it is before anything else a gift! Were it not so, it would be enough to input all the basic personal characteristics in a personal computer to find the ideal companion. Living the responsibility for having received this gift radically changes the experience of sexuality between two persons and the level of fulfillment is greater beyond measure that that of any other type of sexual experience. It is only by sharing the other in depth for what he/she is, with his/her destiny, that a total participation  can happen, that would involve all one’s life,  and indeed would demand the sacrifice of one’s whole life. By allowing the other in one’s intimacy, be it physical as well as spiritual, one becomes capable of generating both in the spirit as well as in the flesh. One generates the other in the intimacy of the spirit when without any pretention one helps the other to discover the truth and the greatness of his/her person in its journey towards its destiny, that towards God.  This happens independently of whether one has children or not, but it becomes impossible when one has a False idea of liberty (“my life is mine and I do what I want with it”). True liberty can only exist in function of love and does exist so that man can accomplish the gift of himself and fullfil himself as a person that is an “I” leaning towards a “You”.  The person is a masterpiece given on loan to your freedom.  The family and the couple begin when one’s personal liberty is based on one’s belonging to Another. This way of  going forward immediately clears the field from many moralisms such as “I have to choose natural family planning because I am a Catholic”. In reality it is necessary to undertsand to whom we are making this proposal, what  type of  self-consciousness do the persons in front of us have, what is the journey that we should make with them so that they come to own these assumptions?  Working on these themes renders it more easy to talk of the rest:  the language of the body, morality, responsibility, generosity, liberty, acceptance of others. Within this dimension, Natural Familiy Planning is a way of living one’s sexuality (that also allows the responsible birth control) that is in harmony with the sense of a life that is lived in the shadow of the Father.  The phases of fertility, that alternate with those of infertility, allows one to percieve in a different way the Presence of Him who is ever powerful. The natural family planning methods may become the pedagogical tool that helps us in our every day life to discover the destiny of man, the meaning of love and of the family.  They are a small particular that helps in the understanding and in answering many questions about our life. They are a feature of existence that are addressed to the person as a whole.  It is only in this dimension that difficulties may be overcome, that one does not chose to resort to easier contraceptive solutions and one can live an experience of sexuality that is fully human and fulfilling. These considerations, derived  from an experience of faith, are in reality shared by persons of  other denominations, since who is sincere with himself, a careful reading of  his personal experience leads him  to acknowledge that life is a gift, that the ardour, the desire of the other are the inequivocal signs of his limits, that the answer of the need for love can only be found outside himself. To conclude, quoting Dostoevsky, we do not want that today one  be satisfied with partial truths: “Someone holds that man is not great enough to bear the weight of his entire life; it is necessary to give him a reduced one”.